Dicano pure
i commentatori più vari che questo dialogo tra il canto gregorianoe i
suoni artificiali prodotti, manipolati, inglobati, messi in circolo dal computer
è un'esperienza mistica del cinquantaduenne compositore riminese Luigi
Ceccarelli (da molto tempo residente a Roma). Si tratta di un'esperienza spaziale,
invece, di un'esperienza "aliena". Un'esperienza di musica elettroacustica
che in modo assai aperto, con un'attenzione e un'esperienza mirabili, viene
compiuta in sintonia con le storiche musiche tecnologiche di un Maderna, per
esempio (vedi Serenata per un satellite, 1969), e con le più recenti
musiche ambient di un Brian Eno, sempre per esempio. Luigi Ceccarelli ha registrato
meravigliosi canti gregoriani eseguiti da Giacomo Baroffio, Kim En Ju, i Kantores
96 e il coro Sorores, li ha trasformati con le sue macchine mantenendone il
fascino, ed è partito per un laicissimo, commovente, esaltante, intimo
viaggio nel cosmo.
(Mario Gamba - Il Manifesto, Alias 17 settembre 2005)
...........
Nel cuore dell'intervento di Ceccarelli scopriamo una "poetica della riverberazione":
una messa a fuoco delle microvariazioni timbriche che l'ambiente sacro (in Exsultet
è l'Abbazia di Fossanova) conferisce alla voce e che normalmente sono
troppo rapide per essere percepite. Il risultato - di ascolto impegnativo ma
di indubbia carica mistica - ha il sapore, per nulla consolatorio, di un difficile
viaggio nell'ignoto del cosmo, in direzione di Dio: tra lunghe note siderali,
preghiere sussurrate e pulviscoli di vita quotidiana. Fondamentale il contributo
di Giacomo Baroffio come esecutore e interlocutore privilegiato di Ceccarelli.
(m.r.z. - Amadeus, ottobre 2005)
Il cd ancora
chiuso, già partono le domande: dove si incontrano il canto liturgico
romano e l’elaborazione elettronica? Violenza o evoluzione? E’ questo
il modo per ripensare il sacro nella musica?
Finalmente scorre il lettore alle velocità supersoniche del laser e l’elettronica
governa riproduzione e composizione…….
Senza forzature gli occhi si chiudono (e non per letargo), la musica scorre
come un massaggio e il giudizio critico fortunatamente si disperde.
Potrebbe finire qui la descrizione del geniale contributo di Luigi Ceccarelli
all’elaborazione (mai terminata) del corpus cosiddetto “gregoriano”.
Ma ci sono le domande che tornano. E attendono risposta. Dove si incontrano
il canto romano antico e l’elaborazione elettronica? Direi alla radice
del suono.
La voce, in questo repertorio, cerca risonanze nelle fibre stesse dell’esecutore
e poi si rifrange nelle acustiche segrete delle cattedrali. L’elettronica
padroneggia la vibrazione e la “ri-crea”, selezionando e amplificano
arbitrari aspetti di suono. Due vie annodate nell’elaborare gli elementi
“primi” della musica. Violenza o evoluzione?
Franco Masotti, nelle note introduttive del disco, descrive “……l’evolversi
dei brani a partire dalla destrutturazione sonora e timbrica del materiale di
partenza, che viene frammentato e poi proiettato nello spazio d’ascolto,
fisico e mentale, attuando nel contempo un lento ma inesorabile accumulo di
energia sonora.” Ma cosa muteremmo in questa definizione se si riferisse,
diciamo, alla messa Ecce ancilla Domini di Johannes Ockeghem o a qualcuno degli
altri migliaia fra mottetti e messe composti in elaborazione contrappuntistica
su temi gregoriani?
Si è così sommamente “violentato” tale repertorio
per secoli, sul piano dei ritmi, delle sonorità, del rispetto testuale,
del risultato armonico e dei timbri vocali che oggi l’operazione di Ceccarelli
rischia di peccare per delicatezza: prolungamento delle risonanze e delle riverberazioni,
deformazione timbrica per suggestione di armonici, espansione tibetana di questi
“mantra occidentali”, sono elementi imparagonabili alle furiose
sincopi trecentesche capaci di provocare addirittura una bolla papale di condanna!!!!
Insomma, potrebbe essere questo il modo per ripensare il sacro nella musica?
Non certo l’unico, ma uno dei più interessanti certamente sì.
I confini della spiritualità sono sempre in gioco dialettico con quelli
dell’esperienza e il polimorfismo del suono elettronico caratterizza,
come pochi altri elementi, l’ambiente del nostro tempo. La voce conosce
ormai quotidiane elaborazioni elettroniche e la musica (ancor più quella
sacra) come può ritirarsi da tale confronto? Se conferma servisse, spicca
la presenza di Giacomo Baroffio, ricercatore e custode del canto cristiano antico,
qui compagno dell’avventura visionaria di Luigi Ceccarelli.
Carlo Boschi © Copyright 2004 - Biblio-net.com - 16 giugno 2005