>>> Luigi Ceccarelli - BIANCO NERO PIANO FORTE |
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Bianco Nero Piano
Forte musiche prodotte e
realizzate da Edison Studio- Roma realizzato da:
In assenza dell'uomo
le cose cosa sono? Forme inerti, impronte lasciate nel solco della storia
o figure pulsanti dell'immaginario? In particolare un pianoforte senza
pianista cosa fa? Aspetta, medita, evoca, semplicemente sta? E dell'uomo
ha nostalgia? Forse l'assenza dell'uomo non è che la nostalgia
ch'egli ha di se stesso. Del suono, del timbro, del tono. Il pianoforte, eletto così a protagonista, più che essere da noi osservato, ci osserva. Implacabile, nero, lucido, teso. E anche concretamente presente, adagiato sul fianco, spoglio, a ricevere immagini proiettate sulla cordiera, appena filtrate da un tulle, e a far cantare le sue corde, stimolato da leggere vibrazioni elettromeccaniche. In quaranta fotografie,
tutte rigorosamente in bianco e nero, pianoforti variamente ambientati,
guardati da prospettive inedite, si rivelano creature a tratti inquietanti,
quasi sempre misteriose. Bianco Nero Piano Forte è costituito da un ciclo di 24 pezzi, legati alle foto ed ai 24 testi, con durata variabile:
Parte Integrande dell'installazione è anche "Aura in Visibile.2"
CD
MP3 Alice (da Bianco nero Piano Forte) 2,1 Mb Trittico (da Bianco nero Piano Forte) 2,1 Mb In assenza di pianista il pianoforte è ancora uno strumento musicale? O è soltanto un mobile ingombrante? Direi piuttosto che è una macchina spenta. La più perfetta macchina meccanica costruita per la musica è un insieme di corde tese su di un telaio e pronte a vibrare al minimo tocco dei martelletti. Una fusione di legno e metallo che la tavola armonica trasforma in suono. E la tastiera è una sofisticata interfaccia meccanica che trasmette le più sottili sfumature della pressione delle dita alle corde. La teoria scientifica apparentemente non gli lascia scampo: tanto più una macchina è complessa, tanto più è perfetta nell’assolvere il suo compito, tanto più è difficile adattarla ai cambiamenti. E allora inevitabilmente invecchia. E invece non è così. La limitazione non è nella macchina, è nella mente di chi la usa. Tutt’al più non è nel pianoforte in sé, ma nel concetto di tastiera, rigida regolatrice del timbro che limita il suono a rigide melodie e armonie temperate. Una barriera asettica che impedisce il contatto fisico tra gesto e suono. I pianisti, da sempre, suonano una scatola senza sapere nulla del suo contenuto. Nella nostra epoca la musica ha liberato il pianoforte dai suoi limiti: i musicisti hanno aperto il coperchio e hanno scoperto che il contatto fisico con le corde apre un mondo nuovo di suoni possibili, affascinanti e molto diversi dai precedenti. Il pianoforte per reinventarsi ha dovuto ripudiare quella tastiera che aveva fatto la sua fortuna nell’epoca classica e romantica. Le musiche di Bianco Nero Piano Forte sono costituite da ventiquattro brani musicali, ognuno dei quali è legato indissolubilmente alle immagini e al testo di ciascuno dei 24 titoli. I brani partono dalle registrazioni dei testi e di suoni tratti dal pianoforte con modalità non convenzionali *. Tutti i suoni sono prodotti dal vivo facendo suonare le corde o la cassa di risonanza con vari oggetti, oppure sono generati attraverso la tastiera, ma non in modo “pianistico”. Per questo non sono mai state registrate sequenze di note eseguite da un pianista: i suoni sono registrati singolarmente uno per uno. Le sequenze melodiche (ad eccezione di “Fuga”) sono ottenute tramite computer superando il limite fisico della capacità di articolazione della mano. Voci e suoni sono stati poi elaborati digitalmente, a volte mantenendo inalterata la loro natura, altre volte creando un gioco di relazioni tra riconoscibilità e astrazione che va oltre la dimensione della musica strumentale e della vocalità. La composizione dei brani al computer è comparabile al processo della fotografia: il processo tecnico non è una pura registrazione di eventi, ma una elaborazione del messaggio che crea un ulteriore livello di significati.
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