>>> Luigi Ceccarelli - LA MANO   


 

il Teatro delle Albe presenta

la mano
de profundis rock


testo Luca Doninelli
musica e regia del suono Luigi Ceccarelli
drammaturgia e regia Marco Martinelli

con Ermanna Montanari (Isis)
e Roberto Magnani (il guardiano dalla testa di topo)

scene Edoardo Sanchi
disegno luci Vincent Longuemare

assistente luci Francesco Catacchio
assistente suono Giovanni Belvisi
assistenti scene Cristina Del Zotto, Paolo Fanti
assistente alla messa in scena Maurizio Lupinelli
chitarre elettriche in studio: Marco Biniero, Gabriele Bombardini

direzione tecnica Enrico Isola
promozione Francesca Venturi
produzione Le Manège.Mons (Belgio), Ravenna Festival (Italia), Ravenna Teatro (Italia), Le Phénix-Scène Nationale de Valenciennes (Francia), in collaborazione con Festival delle Colline Torinesi (Italia), Comune di Ravenna, Edisonstudio-Roma


produzione Le Manège.Mons (Belgio), Ravenna Festival (Italia), Ravenna Teatro (Italia), Le Phénix-Scène Nationale de Valenciennes (Francia), in collaborazione con Festival delle Colline Torinesi (Italia), Comune di Ravenna, Edisonstudio-Roma


 
foto di Alessia Contu

 rappresentazioni:

18-22 Feb 05
01 Mar 05
24-26 Giu 05
29-30 Giu 05
30 Lug 05
20-25 Gen 06
31 Gen-05 Feb 06

 

Mons (Belgio), Théâtre des Arbalestriers
Valenciennes (Francia), Théâtre le Phenix
Ravenna, Ravenna Festival, Teatro Rasi
Torino, Festival delle Colline Torinesi
Volterra, Volterra Teatro, Teatro Persio Flacco
Ravenna, Teatro Rasi
Milano, Piccolo Teatro, Teatro Paolo Grassi


  Compact Disk - 2006
Luca Sossella Editore
La Mano - de profundis rock

musica Luigi Ceccarelli
testo: Luca Doninelli
drammaturgia: Marco Martinelli
voce recitante Ermanna Montanari
dutata totale: 53'         

con un testo di 44 pagine

per acquistare il CD


Io ho vissuto tutta la vita, si può dire, per mio fratello. Mio fratello è Jerry Olsen. Il grande Jerry Olsen. Ora il suo nome fa paura per il modo in cui morì. Ma prima faceva paura per il modo in cui suonava la chitarra”.
La mano è un assillante monologo, una ballata spezzata e sincopata di ricordi, sogni e allucinazioni. In uno sfogo sospeso tra dolcezza e repulsione, Isabel rivive il suo rapporto con il fratello Jerry, un grande del rock, fino alla morte atroce, dopo che lui si è tagliato la mano sinistra - quella che danzava sulle corde della chitarra.
Il racconto di questa donna dal “cervello mezzo bruciato” ruota intorno a una canzone infarcita di note e di simboli - una canzone di Jerry, naturalmente, che per lei è l’ultimo punto di riferimento, un messaggio di cui ha però perduto il senso.
Attraverso la voce di Isabel, Luca Doninelli lascia esplodere le ossessioni dei protagonisti: il dono terribile e gratuito della musica per Jerry, e per tutti la droga, il sesso, la morte... Ne esce un romanzo estremo anche nella forma, una “soggettiva” impietosa e grottesca. È un flusso di frasi inarrestabile e tortuoso, il frammentario delirio di una coscienza intermittente, da cui emerge però con lancinante chiarezza il cortocircuito tra la libertà assoluta e la regola più rigida.
La mano procede come uno degli assoli della chitarra di Jerry, “una specie di mitragliatore che sparava, sparava, sparava, ma dentro questo frastuono si potevano distinguere mille voci diverse: grida di donne, canti angelici, voci di uomini di colore, treni sulla massicciata, motociclette in corsa sotto il sole del deserto”.


La mano. Quel che resta del rock
Che musica fate? chiese un giornalista. “terrosa”, rispose jerry.
La definizione “terrosa” è la cosa che più mi identifica nel racconto di Doninelli. Sembra un aggettivo assurdo, invece l’ho trovato d’istinto logico e perfetto per il mio modo di concepire la musica, esattamente quello che cerco di ottenere in ogni nuovo pezzo: un suono di cui si riconosca la grana intrinseca - meglio se grezza e aspra -, che si possa sbriciolare fino a ridursi in polvere per sentirne il suo odore pungente); un suono allo stesso tempo atavico e presente, che non abbia bisogno di spiegazioni tecniche o storiche, e soprattutto che non appartenga ad alcun genere predefinito: un suono che arriva diretto e basta.
Forse, nella cultura del nostro secolo, di tutta la miriade di generi musicali che ascoltiamo ogni giorno, solo la musica rock ha raggiunto questo livello di profondità sonora.
Ma non si confonda questa ricerca di immediatezza con la semplicità: come il fluire facile delle note nasconde da sempre una tecnica prodigiosa nata da un ossessivo esercizio, così i suoni, per mantenere il dettaglio della filigrana, hanno bisogno, nella distillazione degli spettri acustici, di essere trattati con la stessa maestria.
Quante volte Alvin Lee ha provato un solo ?
“La mano” è una emblematica storia della musica rock, e di origine tipicamente rock sono i suoni che accompagnano Isis nel suo monologo, assecondandola nel suo furore o nella suo fragilità. Gli strumenti solisti - voce, chitarra, basso e batteria, come in ogni gruppo rock che si rispetti - sono registrati, assemblati e spazializzati tramite computer. La loro natura viene così continuamente esasperata dall’elaborazione elettronica che trasforma i timbri e i ritmi in sonorità complesse e spaesanti, una via ben più affascinante da quella intrapresa da Jerry, che invano cerca di trovare una soluzione tecnologia alla sua crisi creativa.
La musica dello spettacolo è costituita di nove parti, ognuna delle quali è la sintesi di più generi, ed abbraccia idealmente tutta la cultura rock. Riferimenti importanti, dato il carattere della storia e la personalità di Isabel, sono l’heavy metal, il dark rock, l’hard rock e il punk, includendo tutte le infinite correnti che ne sono derivate, ma anche il blues, il rock sinfonico ed il funky hanno ispirato una parte del lavoro. Il riferimento più importante è però al rock degli anni settanta, in cui il concerto si concentrava principalmente sull’esecuzione musicale e non sulle sovrastrutture spettacolari. E’ per questo che si può considerare “La mano” come un concerto tout court.
La voce di Ermanna Montanari, è il baricentro di tutta l’opera. Punto di incontro e di sintesi tra suono, testo, immagine, incarna perfettamente la totale sregolatezza di Isabel portando le sonorità vocali oltre il linguaggio della parola e diventando puro suono nel più puro stile rock “terroso”.
Pur raccontando la musica rock, “La mano” non vuole essere un’opera tipica del genere, bensì un superamento di quel concetto ormai obsoleto attraverso una sua completa destrutturazione. Come in un’operazione di microchirurgia, gli elementi musicali vengono esplorati con una sorta di lente di ingrandimento virtuale fino al raggiungimento della texture di base, e poi ricomposti in un unico, complesso ritmo, in totale sintesi con la parola e la visione.


foto di Enrico Fedrigoli

La mano - Rassegna Stampa

"Cosa dicono di Jerry Geremia Olsen?" chiede la voce con un rantolo. "Che è il più grande chitarrista rock della storia" risponde la voce. "Probabilmente il più grande, probabilmente!!!" incalza la voce soffiando tutta la rabbia che ha in corpo. Jerry Olsen è il protagonista de La Mano, un romanzo di Luca Doninelli portato sulla scena del teatro Rasi di Ravenna in occasione dell'ultimo Ravenna Festival. La Mano (sottotitolo De profundis rock) dovrebbe essere un'opera o qualcosa del genere. SI fa in teatro e la musica ne è indiscussa protagonista. Ma non ci sono cantanti né orchestra. C'è invece Ermanna Montanari, straordinaria performer della voce che campeggia solitaria sulla scena oscura, a tratti circondata da una inquietante figura muta di Topolino. Attorno nulla, solo un'asta di microfono e le sciabolate luminose di mille spot, come in un concerto rock. Opera o non opera, La mano racconta appunto la vicenda di Geremia Olsen, il più grande - forse - chitarrista della storia del rock che alla fine, divorato dal dubbio, si uccise tagliandosi la mano con una scure, ossessionato dall'idea di non essere abbastanza veloce.
Il progetto drammaturgico è firmato dal Teatro delle Albe, alias Marco Martinelli e Ermanna Montanari, la musica è di Luigi Ceccarelli, che ha campionato due chitarre elettriche e le ha poi rielaborate in una grande e impressionante colonna sonora elettronica.
Da sempre musica rock e teatro - diversamente dalla coppia musica rock e cinema - hanno rappresentato due mondi assolutamente incompatibili, il cui matrimonio varie volte tentato ha sempre prodotto esiti piuttosto imbarazzanti. La mano di Marco Martinelli ed Ermanna Montanari con la musica di Luigi Ceccarelli rappresenta un'eccezione proprio perché non ha nulla dell'opera e del suo epos.
L'universo in cui questo monodramma ci catapulta è un grande oscuro palcoscenico, una fosca icona dell'oggi pensato da Edoardo Sanchi, sul quale sta Isis, sorella, oancor meglio vedova, del grande Jerry Olsen, la quale ci scarica addosso il suo allucinatorio ricordo di vita e di morte del fratello venerato.
Di Ermanna Montanari si conosce la forza dirompente di attrice capace di trasformare la voce in energia pura. Ma qui, in più, c'è la musica di Ceccarelli, detonatore infallibile che trasforma il ricordo delirante di una mente giunta al limite della follia in proiezione di un'angoscia, di un sentire profondo di cui il rock è esattamente la fotografia sonora. E mentre il neopuritanesimo alza la voce per denunciarne il satanismo, ecco che il rock, con la sua violenza metallica e hardcore, si denuda di quelle posticce spoglie adolescenziali, esce dal ghetto dorato della "musica giovanile", ci si mostra adulto, vecchio forse, coperto di rughe, e ci illumina brutalmente sulla realtà dura e tragica dell'epoca nostra.
Mentre la drammaturgia di Marco Martinelli sospinge Ermanna Montanari verso una regione neoespressiva, la musica di Luigi Ceccarelli è un contraltare perfetto, tanto più pregevole in quanto sfugge alle cento trappole dell'angoscia elettronica di maniera. Viceversa la musica di Ceccarelli è viva, guizzante, esplosiva e scalpitante. E' quintessenza del rock duro: power chords, basso e batteria. E insieme ne è una potente trasfigurazione, sempre sapientemente trattenuta e sempre sul punto di sfuggire di mano per lanciarsi in una corsa pazza, in fondo a quel gorgo oscuro dove Isis, sacerdotessa punk, si dibatte nello sforzo sovrumano di uscirne. E noi con lei.
    (Giordano Montecchi - Amadeus, ottobre 2005)


Ermanna Montanari, l’attrice che interpreta Isis, la donna che sta in scena, la voce-corpo (definizione di Marco Martinelli, il regista) a cui tutta la scena è dedicata, mattatrice sventata e ossessiva, nel perimetro di quella croce così poco sacra comincia a ruotare su se stessa e sembra non dover smettere mai. ......... fin dalle prime battute lo spettacolo, che ha come sottotitolo De profundis rock, procede in stretta sintonia con la musica rock più speciale che si possa immaginare. Musica non-rock. Musica oltre il rock. Ma che nasce dal rock o, comunque, lo riguarda. Musica di Luigi Ceccarelli per un dramma con musica o opera di teatro musicale, chiamatelo come volete. Melodramma no, per favore.
Subito anche le luci di Vincent Longuemare sono costitutive dello spettacolo. Una parete in fondo al palcoscenico tutta occupata da batterie di fari che si accendono appena o sfolgorano o si spengono in parte o si spengono tutti. Invenzioni davvero portentose. Apparato luminoso da concerto rock, se vogliamo. Oppure qualcosa di gotico. Ma è meglio, ancora una volta, non pensare a queste implicazioni narrative. E godere la vera narrazione di un flusso unico di parole e suoni e luci. E le scene in senso stretto? Efficacissime e suggestive quelle di Edoardo Sanchi.
    (Mario Gamba - "a teatro", marzo 2005)


....E' teatro e basta: un monodramma, recitato con forza su una corda alta e tesa..... da Ermanna Montanari, scritto molto bene da Luca Doninelli, messo in scena con violenza trasfigurata da Marco Martinelli con luci straordinariamente prospettiche e incisive di Vincent Longuemare, con scene e costumi sempre assai accorti, pertinenti e "parlanti" di Edoardo Sanchi.
Non è una dimenticanza, quella concernente la musica: merita grande attenzione, last but not least, la qualità davvero alta, ricca di drammaturgia, di gesto interiore e di paesaggio sonoro, della partitura elettronica di Luigi Ceccarelli, compositore avvezzo a collaborazione coi teatranti, mente fine e nobile.
La storia che Ermanna Montanari recita è il viaggio nell'anima di una donna, sorella d'un grande chitarrista del rock, che elabora in flusso interiore il tempo trascorso accanto a quel pazzo che, non pago della propria grandezza, la mano sinistra infine se la tagliò dandosi la morte. La protagonista vince la droga, tenta il convento non accettata e allora diviene "suor Isis", monaca di se stessa in corsa sulla memoria. Piacerebbe trovare, ogni tanto, qualche cosa di simile nei nostri pachidermici e lamentosissimi teatri d'opera.
(Roberto Verti - Il Giornale della Musica, 27-giugno 2005)


Mettere in scena la nostra identità musicale di oggi - nostra di noi uomini a milioni o a miliardi intendo, non dell'anacoreta che se la coltiva per conto proprio - è forse l'impresa ardua e più disperante del teatro contemporaneo. C'è da un lato, il fantasma dell'"Opera" e c'è, dall'altro, una realtà musicale che avendo finalmente scoperto il mondo fuori dal teatro, pare non abbia alcuna voglia di tornarsene al chiuso. E' per questo che, da sempre, musica, rock e teatro musicale appena li metti insieme fanno a pugni.
Ed ecco la notizia: La mano di Marco Martinelli ed Ermanna Montanari con musica di Luigi Ceccarelli fa eccezione.............La mano (sottotitolo de profundis rock) riprende dal romanzo di Luca Doninelli la figura di Jerry Geremia Olsen nello scenario ideato da Edoardo Sanchi, nero squarciato da luci sciabolanti (il palcoscenico come universo), la sorella di Jerry che vive del suo ricordo, e la musica elettronica di Luigi Ceccarelli costruiscono una drammaturgia nella quale il rock non è più musichetta da adolescenti, ma è la cifra sonora e mentale di un mondo crudo e tragico: il nostro.
L'inventiva di Ceccarelli, che ha campionato e reinventato le sonorità di due chitarre elettriche, basso e batteria, è semplicemente magistrale: la materia rock deflagra potentissima, alimenta il furore punk della Montanari, scalpita come un sismografo o come un purosangue imbrigliato, sempre sul punto di slanciarsi in una scarica di heavy metal e sempre sviato dalle contorsioni interiori di questa furibonda sorella -sacerdotessa-amante-dark lady nella quale ribolle tutto il nero del nostro tempo, mischiato allo sforzo sovrumano per uscirne.
    (Giordano Montecchi - L'unità, 5 luglio 2005)


......... e, come nell"'Isola di Alcina", è una grande Ermanna Montanari ad assumerne il ruolo, danzando in tondo sulla scena-disco e inventandosi una voce di roca potenza per battersi col rock teso e tonante delle risonanze elettroniche di Luigi Ceccarelli, il quale definisce "terrosa" la sua musica. Ed ecco suor Isis alzare i toni, maschilizzarli e demonizzarsi a un tempo nella tensione che la spinge verso le cavità infernali a confondersi con il defunto Jerry. Intanto, dietro le tavole rotanti della scena, le luci di Vincent Longuemare focalizzano sempre nuovi disegni di vetrate di antica cattedrale.......... La storia giunge alla fine trascinando i suoi personaggi nel baratro della maledizione a venire: de profundis rock
    (Franco Quadri - La Repubblica, 27 giugno 2005)


Ravenna Festival, uno dei pochi eventi musicali capaci di aprirsi a quel teatro che compie una propria originale ricerca sul suono, è stata la cornice ideale per il debutto italiano de "la Mano", ultimo spettacolo del Teatro delle Albe diretto da Marco Martinelli e tratto dall'omonimo romanzo di Luca Doninelli...............una sfida che vede ancora in primo piano la partitura musicale di Luigi Ceccarelli. Il compositore elettronico, per questo romanzo-diario .......... costruisce un "de profundis rock" basato sull'elettricità quella che passa tuonando dal jack allo strumento o che attraversa le corde vibrate prima di diventare sound. E questa elettricità, cui il rock ha dato disciplina, è richiamata in una partitura di suoni sciolti, singole componenti acustiche non ancora chimicamente legate o sintetizzate. Una evocazione lirica del rock basata su una grammatica del tutto diversa. Su questo tessuto si innesta la voce di Ermanna Montanari, che , in partitura rigorosa, segue i flussi delle distorsioni e le taglienti acidità, dando corpo sensibile al lamento di Isis, sorella del chitarrista e custode della sua storia....... Ed è tale la simbiosi profonda tra voce e corpo musicale a mostrare la superiorità e al contempo un differente livello d'integrazione rispetto alle altre componenti artistiche, il cui singolo valore è comunque altissimo, nel quadro di una ricerca sviluppata in quella zona senza nome, nè categorie e che è la sola identità d'un vero teatro presente.
    (Gian Maria Tosatti - Il Tempo, 27 giugno 2005)


È una suora immaginaria ex-tossica e un po' pazza la protagonista de La mano, il romanzo di Luca Doninelli che Marco Martinelli ha adattato - o per meglio dire ha ridotto a libretto d'opera - per lo spettacolo del Teatro delle Albe.
È sorprendentemente brava, come sempre, Ermanna Montanari, che in questa sua discesa in un febbrile inferno mentale inventa intonazioni laceranti, ora cupamente cantilenanti, ora simili a uno stralunato «recitarcando», e si interroga e si risponde e insegue se stessa sul filo di un'identità sfuggente, in pari tempo candida e perversa. Ma è bravo, nella sua silenziosa performance gestuale, anche Roberto Magnani che incarna quell'agghiacciante Mickey Mouse dalle movenze convulse, innaturali. E bravissimo è Luigi Ceccarelli, l'autore delle musiche, che distorce elettronicamente degli accordi rock trasformandoli in suoni arcani, primordiali.
    (Renato Palazzi - Il sole 24 ore, 28 giugno 2005)


....Perchè quello evocato dalla protagonista che si chiama Isis è certo un viaggio agli inferi, alla ricerca del fratello morto: fratello e sposo, anzi, a dar retta alla traccia indicata dall'omonima divinità del mito egizio. E il rock non è solo il contenuto ma ancor più la materia di cui è fatto lo spettacolo. Lo è soprattutto grazie alla musica scritta da Luigi Ceccarelli che disegna una vera e propria drammaturgia parallela, ispirandosi ai suoni di quella che ormai si può considerare la forma classica della seconda metà del novecento, ma ovviamente contaminandoli dentro le strutture elettroniche che gli sono abituali.
Con intuizione felice il compositore ha scelto di lavorare sulle zone marginali della musica rock. Sui suoi bordi e le sue scorie. Le code di assolo di chitarra, l'attacco di una percussione. Dunque propriamente lavorando di sottrazione. Se a tratti sembra di percepire un'eco dei Pink Floyd o di qualche altro nume tutelare, è come un lampo che lascia il posto ad altre sonorità.
    (Gianni Manzella - Il Manifesto, 26 giugno 2005)


.... A dare il ritmo acido e nervoso la musica elettronica di Luigi Ceccarelli che svuota e porta all'essenzialità nuda e cruda un solo chitarristico che sembra sospeso nell'aria come un bagliore geometrico e improvviso in una notte senza stelle.
    (Walter Porcedda - La Nuova Sardegna, 1 luglio 2005)


Ermanna Montanari non interpreta un personaggio. Essa lo è, corpo e anima. ...... l’attrice modula e modella a suo piacimento la sua voce unica, ruvida e ammaliatrice, per interpretare con rabbia tutti i suoi personaggi. In Isis vestita di nero, una croce simbolica, rosso sangue, incollata al seno, la diavolessa punk erutta una lava di incantesimi, dalla sua voce cavernosa, così « terrosa » e penetrante come la musica de profundis di Luigi Ceccarelli.
Da sonorità spaesanti a melodie devianti, elaborate in un mix da portare il diavolo in terra, il compositore riesce a far calare su questa performance, al di là dell’atmosfera sobria e rabbiosa, un dolore vero. Perchè qui la musica non è uno strumento ma una piaga riflettente l’anima straziata di Isis........Assaliti dalla musica, e accecati dai proiettori, ci si ritrova la schiena tutta percorsa da fremiti. Una tensione scomoda e coinvolgente che fa de « la Mano » una penetrante ode alla musica rock......
    (Catherine Makerel - Le Soir (Belgo), 21 febbraio 2005)


.....Si tratta di un monologo ossessivo,costellato di ricordi, di sogni e di allucinazioni. Magistralmente interpretato da Ermanna Montanari che riesce ad integrare perfettamente la personalità del suo personaggio, con l’hard rock ed il punk che fanno da elementi principali. Una scena allo stesso tempo semplice e fastosa, un luogo circolare dove si svolge integralmente – o quasi – la scena. Il tutto avvalorato da una musica e un gioco di luci che non appartengono ad alcun genere riconoscibile.
     (G.VDS La Derniére Heure (Belgio) 22 febbraio 05)

foto di Alessia Contu