La mano - Rassegna Stampa
"Cosa dicono di 
  Jerry Geremia Olsen?" chiede la voce con un rantolo. "Che è 
  il più grande chitarrista rock della storia" risponde la voce. "Probabilmente 
  il più grande, probabilmente!!!" incalza la voce soffiando tutta 
  la rabbia che ha in corpo. Jerry Olsen è il protagonista de La Mano, 
  un romanzo di Luca Doninelli portato sulla scena del teatro Rasi di Ravenna 
  in occasione dell'ultimo Ravenna Festival. La Mano (sottotitolo De profundis 
  rock) dovrebbe essere un'opera o qualcosa del genere. SI fa in teatro e la musica 
  ne è indiscussa protagonista. Ma non ci sono cantanti né orchestra. 
  C'è invece Ermanna Montanari, straordinaria performer della voce che 
  campeggia solitaria sulla scena oscura, a tratti circondata da una inquietante 
  figura muta di Topolino. Attorno nulla, solo un'asta di microfono e le sciabolate 
  luminose di mille spot, come in un concerto rock. Opera o non opera, La mano 
  racconta appunto la vicenda di Geremia Olsen, il più grande - forse - 
  chitarrista della storia del rock che alla fine, divorato dal dubbio, si uccise 
  tagliandosi la mano con una scure, ossessionato dall'idea di non essere abbastanza 
  veloce.
  Il progetto drammaturgico è firmato dal Teatro delle Albe, alias Marco 
  Martinelli e Ermanna Montanari, la musica è di Luigi Ceccarelli, che 
  ha campionato due chitarre elettriche e le ha poi rielaborate in una grande 
  e impressionante colonna sonora elettronica.
  Da sempre musica rock e teatro - diversamente dalla coppia musica rock e cinema 
  - hanno rappresentato due mondi assolutamente incompatibili, il cui matrimonio 
  varie volte tentato ha sempre prodotto esiti piuttosto imbarazzanti. La mano 
  di Marco Martinelli ed Ermanna Montanari con la musica di Luigi Ceccarelli rappresenta 
  un'eccezione proprio perché non ha nulla dell'opera e del suo epos.
  L'universo in cui questo monodramma ci catapulta è un grande oscuro palcoscenico, 
  una fosca icona dell'oggi pensato da Edoardo Sanchi, sul quale sta Isis, sorella, 
  oancor meglio vedova, del grande Jerry Olsen, la quale ci scarica addosso il 
  suo allucinatorio ricordo di vita e di morte del fratello venerato.
  Di Ermanna Montanari si conosce la forza dirompente di attrice capace di trasformare 
  la voce in energia pura. Ma qui, in più, c'è la musica di Ceccarelli, 
  detonatore infallibile che trasforma il ricordo delirante di una mente giunta 
  al limite della follia in proiezione di un'angoscia, di un sentire profondo 
  di cui il rock è esattamente la fotografia sonora. E mentre il neopuritanesimo 
  alza la voce per denunciarne il satanismo, ecco che il rock, con la sua violenza 
  metallica e hardcore, si denuda di quelle posticce spoglie adolescenziali, esce 
  dal ghetto dorato della "musica giovanile", ci si mostra adulto, vecchio 
  forse, coperto di rughe, e ci illumina brutalmente sulla realtà dura 
  e tragica dell'epoca nostra.
  Mentre la drammaturgia di Marco Martinelli sospinge Ermanna Montanari verso 
  una regione neoespressiva, la musica di Luigi Ceccarelli è un contraltare 
  perfetto, tanto più pregevole in quanto sfugge alle cento trappole dell'angoscia 
  elettronica di maniera. Viceversa la musica di Ceccarelli è viva, guizzante, 
  esplosiva e scalpitante. E' quintessenza del rock duro: power chords, basso 
  e batteria. E insieme ne è una potente trasfigurazione, sempre sapientemente 
  trattenuta e sempre sul punto di sfuggire di mano per lanciarsi in una corsa 
  pazza, in fondo a quel gorgo oscuro dove Isis, sacerdotessa punk, si dibatte 
  nello sforzo sovrumano di uscirne. E noi con lei.
  (Giordano Montecchi - Amadeus, ottobre 2005)
Ermanna Montanari, 
  l’attrice che interpreta Isis, la donna che sta in scena, la voce-corpo 
  (definizione di Marco Martinelli, il regista) a cui tutta la scena è 
  dedicata, mattatrice sventata e ossessiva, nel perimetro di quella croce così 
  poco sacra comincia a ruotare su se stessa e sembra non dover smettere mai. 
  ......... fin dalle prime battute lo spettacolo, che ha come sottotitolo De 
  profundis rock, procede in stretta sintonia con la musica rock più speciale 
  che si possa immaginare. Musica non-rock. Musica oltre il rock. Ma che nasce 
  dal rock o, comunque, lo riguarda. Musica di Luigi Ceccarelli per un dramma 
  con musica o opera di teatro musicale, chiamatelo come volete. Melodramma no, 
  per favore.
  Subito anche le luci di Vincent Longuemare sono costitutive dello spettacolo. 
  Una parete in fondo al palcoscenico tutta occupata da batterie di fari che si 
  accendono appena o sfolgorano o si spengono in parte o si spengono tutti. Invenzioni 
  davvero portentose. Apparato luminoso da concerto rock, se vogliamo. Oppure 
  qualcosa di gotico. Ma è meglio, ancora una volta, non pensare a queste 
  implicazioni narrative. E godere la vera narrazione di un flusso unico di parole 
  e suoni e luci. E le scene in senso stretto? Efficacissime e suggestive quelle 
  di Edoardo Sanchi. 
  
  (Mario Gamba - "a teatro", marzo 2005) - articolo 
  completo
....E' teatro 
  e basta: un monodramma, recitato con forza su una corda alta e tesa..... da 
  Ermanna Montanari, scritto molto bene da Luca Doninelli, messo in scena con 
  violenza trasfigurata da Marco Martinelli con luci straordinariamente prospettiche 
  e incisive di Vincent Longuemare, con scene e costumi sempre assai accorti, 
  pertinenti e "parlanti" di Edoardo Sanchi.
  Non è una dimenticanza, quella concernente la musica: merita grande attenzione, 
  last but not least, la qualità davvero alta, ricca di drammaturgia, di 
  gesto interiore e di paesaggio sonoro, della partitura elettronica di Luigi 
  Ceccarelli, compositore avvezzo a collaborazione coi teatranti, mente fine e 
  nobile.
  La storia che Ermanna Montanari recita è il viaggio nell'anima di una 
  donna, sorella d'un grande chitarrista del rock, che elabora in flusso interiore 
  il tempo trascorso accanto a quel pazzo che, non pago della propria grandezza, 
  la mano sinistra infine se la tagliò dandosi la morte. La protagonista 
  vince la droga, tenta il convento non accettata e allora diviene "suor 
  Isis", monaca di se stessa in corsa sulla memoria. Piacerebbe trovare, 
  ogni tanto, qualche cosa di simile nei nostri pachidermici e lamentosissimi 
  teatri d'opera.
  
  (Roberto Verti - Il Giornale della Musica, 27-giugno 2005)
Mettere in 
  scena la nostra identità musicale di oggi - nostra di noi uomini a milioni 
  o a miliardi intendo, non dell'anacoreta che se la coltiva per conto proprio 
  - è forse l'impresa ardua e più disperante del teatro contemporaneo. 
  C'è da un lato, il fantasma dell'"Opera" e c'è, dall'altro, 
  una realtà musicale che avendo finalmente scoperto il mondo fuori dal 
  teatro, pare non abbia alcuna voglia di tornarsene al chiuso. E' per questo 
  che, da sempre, musica, rock e teatro musicale appena li metti insieme fanno 
  a pugni.
  Ed ecco la notizia: La mano di Marco Martinelli ed Ermanna Montanari con musica 
  di Luigi Ceccarelli fa eccezione.............La mano (sottotitolo de profundis 
  rock) riprende dal romanzo di Luca Doninelli la figura di Jerry Geremia Olsen 
  nello scenario ideato da Edoardo Sanchi, nero squarciato da luci sciabolanti 
  (il palcoscenico come universo), la sorella di Jerry che vive del suo ricordo, 
  e la musica elettronica di Luigi Ceccarelli costruiscono una drammaturgia nella 
  quale il rock non è più musichetta da adolescenti, ma è 
  la cifra sonora e mentale di un mondo crudo e tragico: il nostro.
  L'inventiva di Ceccarelli, che ha campionato e reinventato le sonorità 
  di due chitarre elettriche, basso e batteria, è semplicemente magistrale: 
  la materia rock deflagra potentissima, alimenta il furore punk della Montanari, 
  scalpita come un sismografo o come un purosangue imbrigliato, sempre sul punto 
  di slanciarsi in una scarica di heavy metal e sempre sviato dalle contorsioni 
  interiori di questa furibonda sorella -sacerdotessa-amante-dark lady nella quale 
  ribolle tutto il nero del nostro tempo, mischiato allo sforzo sovrumano per 
  uscirne.
  
  (Giordano Montecchi - L'unità, 5 luglio 2005)
......... e, 
  come nell"'Isola di Alcina", è una grande Ermanna Montanari 
  ad assumerne il ruolo, danzando in tondo sulla scena-disco e inventandosi una 
  voce di roca potenza per battersi col rock teso e tonante delle risonanze elettroniche 
  di Luigi Ceccarelli, il quale definisce "terrosa" la sua musica. Ed 
  ecco suor Isis alzare i toni, maschilizzarli e demonizzarsi a un tempo nella 
  tensione che la spinge verso le cavità infernali a confondersi con il 
  defunto Jerry. Intanto, dietro le tavole rotanti della scena, le luci di Vincent 
  Longuemare focalizzano sempre nuovi disegni di vetrate di antica cattedrale.......... 
  La storia giunge alla fine trascinando i suoi personaggi nel baratro della maledizione 
  a venire: de profundis rock
  (Franco Quadri - La Repubblica, 27 giugno 2005)
Ravenna Festival, 
  uno dei pochi eventi musicali capaci di aprirsi a quel teatro che compie una 
  propria originale ricerca sul suono, è stata la cornice ideale per il 
  debutto italiano de "la Mano", ultimo spettacolo del Teatro delle 
  Albe diretto da Marco Martinelli e tratto dall'omonimo romanzo di Luca Doninelli...............una 
  sfida che vede ancora in primo piano la partitura musicale di Luigi Ceccarelli. 
  Il compositore elettronico, per questo romanzo-diario .......... costruisce 
  un "de profundis rock" basato sull'elettricità quella che passa 
  tuonando dal jack allo strumento o che attraversa le corde vibrate prima di 
  diventare sound. E questa elettricità, cui il rock ha dato disciplina, 
  è richiamata in una partitura di suoni sciolti, singole componenti acustiche 
  non ancora chimicamente legate o sintetizzate. Una evocazione lirica del rock 
  basata su una grammatica del tutto diversa. Su questo tessuto si innesta la 
  voce di Ermanna Montanari, che , in partitura rigorosa, segue i flussi delle 
  distorsioni e le taglienti acidità, dando corpo sensibile al lamento 
  di Isis, sorella del chitarrista e custode della sua storia....... Ed è 
  tale la simbiosi profonda tra voce e corpo musicale a mostrare la superiorità 
  e al contempo un differente livello d'integrazione rispetto alle altre componenti 
  artistiche, il cui singolo valore è comunque altissimo, nel quadro di 
  una ricerca sviluppata in quella zona senza nome, nè categorie e che 
  è la sola identità d'un vero teatro presente.
  
  (Gian Maria Tosatti - Il Tempo, 27 giugno 2005)
È una 
  suora immaginaria ex-tossica e un po' pazza la protagonista de La mano, il romanzo 
  di Luca Doninelli che Marco Martinelli ha adattato - o per meglio dire ha ridotto 
  a libretto d'opera - per lo spettacolo del Teatro delle Albe.
  È sorprendentemente brava, come sempre, Ermanna Montanari, che in questa 
  sua discesa in un febbrile inferno mentale inventa intonazioni laceranti, ora 
  cupamente cantilenanti, ora simili a uno stralunato «recitarcando», 
  e si interroga e si risponde e insegue se stessa sul filo di un'identità 
  sfuggente, in pari tempo candida e perversa. Ma è bravo, nella sua silenziosa 
  performance gestuale, anche Roberto Magnani che incarna quell'agghiacciante 
  Mickey Mouse dalle movenze convulse, innaturali. E bravissimo è Luigi 
  Ceccarelli, l'autore delle musiche, che distorce elettronicamente degli accordi 
  rock trasformandoli in suoni arcani, primordiali.
  
  (Renato Palazzi - Il sole 24 ore, 28 giugno 2005)
....Perchè 
  quello evocato dalla protagonista che si chiama Isis è certo un viaggio 
  agli inferi, alla ricerca del fratello morto: fratello e sposo, anzi, a dar 
  retta alla traccia indicata dall'omonima divinità del mito egizio. E 
  il rock non è solo il contenuto ma ancor più la materia di cui 
  è fatto lo spettacolo. Lo è soprattutto grazie alla musica scritta 
  da Luigi Ceccarelli che disegna una vera e propria drammaturgia parallela, ispirandosi 
  ai suoni di quella che ormai si può considerare la forma classica della 
  seconda metà del novecento, ma ovviamente contaminandoli dentro le strutture 
  elettroniche che gli sono abituali.
  Con intuizione felice il compositore ha scelto di lavorare sulle zone marginali 
  della musica rock. Sui suoi bordi e le sue scorie. Le code di assolo di chitarra, 
  l'attacco di una percussione. Dunque propriamente lavorando di sottrazione. 
  Se a tratti sembra di percepire un'eco dei Pink Floyd o di qualche altro nume 
  tutelare, è come un lampo che lascia il posto ad altre sonorità.
  
  (Gianni Manzella - Il Manifesto, 26 giugno 2005)
 .... A dare 
  il ritmo acido e nervoso la musica elettronica di Luigi Ceccarelli che svuota 
  e porta all'essenzialità nuda e cruda un solo chitarristico che sembra 
  sospeso nell'aria come un bagliore geometrico e improvviso in una notte senza 
  stelle.
  
  (Walter Porcedda - La Nuova Sardegna, 1 luglio 2005)
Ermanna Montanari 
  non interpreta un personaggio. Essa lo è, corpo e anima. ...... l’attrice 
  modula e modella a suo piacimento la sua voce unica, ruvida e ammaliatrice, 
  per interpretare con rabbia tutti i suoi personaggi. In Isis vestita di nero, 
  una croce simbolica, rosso sangue, incollata al seno, la diavolessa punk erutta 
  una lava di incantesimi, dalla sua voce cavernosa, così « terrosa 
  » e penetrante come la musica de profundis di Luigi Ceccarelli.
  Da sonorità spaesanti a melodie devianti, elaborate in un mix da portare 
  il diavolo in terra, il compositore riesce a far calare su questa performance, 
  al di là dell’atmosfera sobria e rabbiosa, un dolore vero. Perchè 
  qui la musica non è uno strumento ma una piaga riflettente l’anima 
  straziata di Isis........Assaliti dalla musica, e accecati dai proiettori, ci 
  si ritrova la schiena tutta percorsa da fremiti. Una tensione scomoda e coinvolgente 
  che fa de « la Mano » una penetrante ode alla musica rock......
  
  (Catherine Makerel - Le Soir (Belgo), 21 febbraio 2005)
.....Si tratta 
  di un monologo ossessivo,costellato di ricordi, di sogni e di allucinazioni. 
  Magistralmente interpretato da Ermanna Montanari che riesce ad integrare perfettamente 
  la personalità del suo personaggio, con l’hard rock ed il punk 
  che fanno da elementi principali. Una scena allo stesso tempo semplice e fastosa, 
  un luogo circolare dove si svolge integralmente – o quasi – la scena. 
  Il tutto avvalorato da una musica e un gioco di luci che non appartengono ad 
  alcun genere riconoscibile.
  
  (G.VDS La Derniére Heure (Belgio) 22 febbraio 05)