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FESTIVAL
SENSORALIA - Fondazione ROMAEUROPA
TEATRO PALLADIUM - ROMA - Sabato 1 aprile 2006
CONCERTO E PRESENTAZIONI EDISON
STUDIO
ore 11:00
Presentazione del n° 18 della rivista di cinema "Close
Up"
(edizioni Kaplan) diretta da Giovanni Spagnoletti
dedicata ai rapporti tra musica e cinema
con un articolo di Edison Studio
Ore 11:30
Presentazione di ZARBING, il nuovo CD di Edison
Studio
edizioni RAI Trade e CNI
Un nuovo CD, fra creazioni elettroniche e le percussioni del maestro persiano
Mahammad Ghavi Helm
Interverranno gli autori: Alessandro Cipriani, Fabio Cifariello Ciardi,
Luigi Ceccarelli e Mauro Cardi.
Per questa occasione verrà presentata una edizione limitata del
disco, contenente oltre ai quattro pezzi originali le versioni degli stessi
pezzi reinventate dai gruppi rock Zu e Neo, e i producers Økapi
e Rodion.
Ore 21 Concerto di EDISON STUDIO con la partecipazione di Økapi
e Kinotek
GLI
ULTIMI GIORNI DI POMPEI
Regia di Eleuterio Ridolfi
Ambrosio Film, 1913
Live computer soundtrack di Edison Studio
Mauro Cardi, Luigi Ceccarelli, Fabio Cifariello Ciardi, Alessandro Cipriani
Produzione: Edison Studio - Fondazione MM&T Milano
POMPEI Reloaded
improvvisazione audio e video sul film Gli Ultimi Giorni di Pompei
di Edison Studio, Økapi e Kinotek
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La
pelle di un tamburo è tesa, calda, levigata da miriadi di colpi
e vibrazioni. Ci sono tamburi umili e tamburi nobili, tamburi giovani
e tamburi antichi come gli alberi secolari il cui legno fornisce loro
corpo e anima. E anche la pelle è viva, metamorfosi e reincarnazione
di antichi animali. Se solo la sfioriamo, quella pelle irradia sonorità
ammalianti fatte di mille umori, distillati di ciò che quella pelle
è stata, ha vissuto, ha sentito, ha cantato. I bambini lo sentono.
Date un tamburo a un bambino e ne rimarrà catturato.
Avviciniamo l'orecchio alla pelle: quel battito, quella vibrazione si
ingigantisce, ci abbraccia, ci tira dentro un mondo popolato di echi,
voci, polifonie intere. Il tamburo è la porta di accesso, è
il testimone di una storia umana che si perde indietro, in origini che
non conosciamo.
La Persia antica, sospesa fra mito e storia, e quella di oggi, piena di
memorie e di inquietudini, da millenni suonano e cantano su due antichi
tamburi che ne hanno scritto la storia musicale: zarb e daf, entrambi
risalenti all'epoca pre-islamica. Scolpito in un tronco di noce, lo zarb
detto anche tonbak, ha la forma di un grande calice su cui si tende una
pelle di capra vecchia, la migliore. Il daf è invece un tamburo
a cornice: una pelle di capra o di daino tesa su un cerchio di legno di
salice.
Marius Schneider ha scritto che il tamburo è «la madre di
tutte le cose» e «la sua parola è il ponte fra il cielo
e la terra». Ma il tamburo è anche «un mezzo di trasmissione
e di trasporto», un veicolo a bordo del quale pensieri e anime salgono
per volare, o per scendere nel cuore della madre terra. Questa idea, che
è all'origine del terzo brano di questo cd, è anche il filo
conduttore di questo disco che si presenta come un lavoro unitario, articolato
in quattro episodi nei quali si racconta l'incontro fra la tecnologia
elettronica e l'uomo degli antichi tamburi, Mahammad Ghavi Helm, persiano
trapiantato in Francia e maestro di percussioni di fama internazionale:
uno dei maggiori interpreti della moderna rinascita dello zarb sulla scia
del grande Ostad Hosein Téhrani.
Questo accostamento, che in superficie può sembrare un omaggio
al gusto singolare di abbinare opposti, si rivela invece come occasione
per penetrare, schiudere le porte di quella realtà che il tamburo
racchiude e che noi - noi occidentali soprattutto - abbiamo uno spasmodico
bisogno di ritrovare e rivivere. Perché nel tamburo è la
natura stessa che parla, quella natura che la nostra civiltà musicale
ha via via emarginato e che invece resta saldissima protagonista delle
grandi musiche di tradizione orale, come quella persiana appunto.
In musica, l'elettronica, se per un verso ha segnato il definitivo trionfo
dell'artificiale, offre però in prospettiva una preziosa contropartita
che è proprio la riscoperta della natura, un nuovo approccio ad
essa, per via tecnologica. L'elettronica ci consente non più solo
di avvicinare l'orecchio, ma di entrare nel corpo stesso del suono, di
sentirlo da dentro, ascoltandone e decifrandone i segreti e le storie
fantastiche racchiuse. Lo zarb con la sua voce profonda ma anche lieve,
il daf coi suoi mille piccoli anelli che ne impreziosiscono il timbro,
la stessa voce intensa ed evocativa di Mahammad Ghavi Helm sono una sorgente
di suoni che nessun artificio saprebbe inventare così ricchi, affascinanti,
intrisi di mille essenze millenarie.
Spesso però la tecnologia elettronica è anche un mezzo che
consente ai compositori di uscire da quel solipsismo che nel XX secolo
è stato per molti una consuetudine. Luigi Ceccarelli, Alessandro
Cipriani, Fabio Cifariello Ciardi e Mauro Cardi, nel 1993 fondano a Roma
Edison Studio, un centro di produzione attrezzato dove comporre le loro
musiche e lavorare insieme a progetti comuni. È da qualche anno
che i quattro di Edison Studio hanno scoperto i tamburi di Mahammad Ghavi
Helm rimanendone stregati. Questo viaggio fantasmagorico in quattro tappe
rappresenta altrettanti modi di ricercare un amalgama poetico fra suoni
elettronici e performance dal vivo. L'avvio è con De Zarb à
Daf di Luigi Ceccarelli, un brano del 1997 che sorge impercettibile dal
nulla svelandoci pian piano la grana di quel timbro caldo e risonante
di pelle, che fiorisce e si moltiplica diventando coro, moltitudine, in
un crescendo emozionante, scandito a tratti dall'andatura elastica e maestosa
dei ritmi elegantissimi e dondolanti, torniti da una sapienza secolare.
Il brano successivo, Bi Ma (Devoid of Self) di Alessandro Cipriani è
del 2002. Emerge anch'esso lentamente, dal nulla e ci avvolge in un tintinnare
di metalli, una filigrana riverberante di piccoli cimbali e campane, fino
a che la voce dell'uomo si materializza e intona Bi Ma, poesia di Jalâl
ad-dîn Rûmî, persiano, poeta e padre del sufismo, mistico
di immenso carisma vissuto nel XIII secolo, venerato da islamici, ebrei
e cristiani. Le parole, filtrate nel vocoder, cantano la gioia immensa
e l'ebbrezza infinita di quella liberazione dal proprio "io"
che guida il cammino dei sufi.
La terza tappa del viaggio è verso il cuore della terra. Altri
Passaggi di Fabio Cifariello Ciardi è una composizione realizzata
nel 2001. Irrequieto e tellurico nelle sonorità dense e brulicanti,
il brano, evocatore di profondità inesplorate costituisce un'iniziazione
al mistero del tamburo nel senso di Marius Schneider, uno scandagliarne
l'essenza meno attingibile e più riposta, dove spirito celestiale
e terra nera si intrecciano nel loro amplesso eterno.
Il quarto quadro di questo polittico si ispira ancora a Jalâl ad-dîn
Rûmî. È Alba (2002) di Mauro Cardi, forse la composizione
più onirica e rarefatta, costruita come fine stratificazione di
suoni campionati e performance dal vivo, una sorta di penombra sonora
nella quale echeggiano le parole del poeta al quale la luna apparve, all'alba,
e lo guardò, proiettandolo in un viaggio interiore, un periplo
di esperienze alla cui circolarità si ispirano la sonorità
e l'andamento del brano.
Giordano
Montecchi
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